(Adnkronos) – Le nuove linee guida sulla gestione della pressione arteriosa elevata e dell’ipertensione dell’Anmco, “puntano molto sugli interventi mirati a modificare lo stile di vita. In particolare, forniscono indicazioni specifiche e più dettagliate rispetto alla versione precedente in merito all’alimentazione. Viene, ad esempio, raccomandata una restrizione nell’assunzione di alimenti contenenti zuccheri semplici, soprattutto delle bevande zuccherate, che globalmente non devono superare il 10% delle calorie totali introdotte quotidianamente. Inoltre, in soggetti ipertesi e senza malattia renale, suggeriscono un’alimentazione povera di sodio, assumendo in totale non più di un cucchiaino di sale al giorno, e ricca di potassio, ad esempio consumando frutta e verdura quali banane e spinaci”. Lo suggerisce Stefania Di Fusco, chairperson area Prevenzione cardiovascolare dell’Anmco (l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e dirigente medico presso la Cardiologia Clinica e Riabilitativa Ospedale San Filippo Neri Asl Roma 1 di Roma, in occasione della Giornata mondiale del cuore che si celebra il 29 settembre. Secondo Fabrizio Oliva, presidente Anmco e direttore Cardiologia 1 dell’ospedale Niguarda di Milano, “l’Anmco, consapevole del possibile impatto delle nuove raccomandazioni sulla pratica clinica di tutta la comunità cardiologica, ha da subito considerato la necessità di programmare incontri che siano occasione di confronto tra i professionisti esperti per definire le modalità più appropriate per integrare le nuove raccomandazioni nell’attività clinica quotidiana in una modalità che sia compatibile con l’attuale assetto organizzativo”. “Le malattie cardiovascolari sono spesso associate ad altre condizioni patologiche come diabete, insufficienza renale e obesità che complicano ulteriormente la gestione della cronicità. Questi pazienti sviluppano condizioni di labilità clinica e fragilità che comportano frequenti ospedalizzazioni e un elevato numero di decessi, che nell’80% dei casi potremmo prevenire intervenendo sui fattori di rischio. E’ dunque fondamentale avviare delle campagne educazionali sull’importanza della prevenzione cardiovascolare e migliorare la consapevolezza sulla rilevanza dell’aderenza terapeutica, troppo spesso sottovalutata dal paziente”, conclude Oliva. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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