(Adnkronos) – Circa 6 insegnanti su 10 si dichiarano insoddisfatti del sistema di valutazione basato sui voti (61%). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono soprattutto gli insegnati più giovani (18-24 anni) a considerare adeguati i voti come metro di giudizio nei confronti degli alunni (66,7%). E’ quanto emerge dal 2° Rapporto Nazionale sulla scuola e l’università dell’Eurispes. Il 44,6% dei docenti è d’accordo con le critiche che vengono spesso rivolte al metodo di insegnamento diffuso in Italia, accusato di essere troppo nozionistico e mnemonico, ma poco interattivo, specie se paragonato a modelli stranieri, sebbene la maggioranza non la pensa così (55,4%). Condividono le critiche soprattutto i docenti più giovani fino ai 34 anni, nelle fasce d’età successive la tendenza si inverte. I docenti sono soddisfatti dell’autonomia nella scelta dei metodi di insegnamento (77,4%) e sentono di svolgere un ruolo cruciale nell’educazione delle giovani generazioni (76,2%). Il carico di lavoro sembra abbastanza sopportabile anche se questa non è un’opinione largamente condivisa (58,2%). Gravano invece la mancanza di opportunità di carriera e crescita professionale (82,4%), di riconoscimento dell’importanza del ruolo dei docenti da parte della società (85,5%) e, ancor più, il riconoscimento economico (91,3%). Nella scuola primaria e secondaria di primo grado il carico di incombenze burocratiche attualmente sottrae molto tempo, ma anche energie e concentrazione, al ruolo principale degli insegnanti, che dovrebbe essere quello formativo. Non emergono differenze importanti in relazione al tipo di scuola in cui i docenti insegnano. Praticamente tutti parlano di un sovraccarico dovuto alla burocrazia eccessiva: il 93,8% nella scuola primaria (per il 61,8% molto e abbastanza per il 32%), il 94% nella scuola secondaria di primo grado (per il 64,3% molto e per il 29,7% abbastanza). Quasi la metà dei docenti vede la metà o più della propria giornata lavorativa impiegata nello svolgimento di mansioni amministrative e burocratiche, non didattiche. Per il 44,9% dei casi queste attività occupano un quarto del tempo lavorativo, nel 34,5% circa la metà del tempo e nel 12,5% oltre la metà, solo l’8,1% vi dedica un tempo marginale. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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