(Adnkronos) – “Il mepolizumab è maggiormente efficace nel raggiungere e mantenere la remissione di malattia e riduce in maniera significativa l’utilizzo del corticosteroide”. Lo afferma Giacomo Emmi, professore ordinario di Medicina interna – Sod Medicina Interna Interdisciplinare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, nella sua relazione durante il simposio ‘IL-5 e Mepolizumab: nuovi orizzonti nella granulomatosi eosinofilica con poliangioite (Egpa)’ organizzato in occasione del 60esimo Congresso nazionale Sir, Società italiana di reumatologia, in corso a Rimini. La Egpa, precedentemente nota come sindrome di Churg-Strauss, è una vasculite rara, un’infiammazione dei vasi sanguigni di piccole e medie dimensioni che danneggia gli organi. Solitamente si manifesta negli adulti con asma con allergie nasali, poliposi nasale. Il mepolizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato in grado di bloccare la proteina circolante interleuchina (IL)-5 e quindi interferisce con la biologia degli eosinofili (leucociti, ndr) dal momento che IL5 è una citochina fondamentale per la sopravvivenza e la proliferazione di queste cellule. Il farmaco ha cambiato l’approccio nella gestione dei pazienti con Egpa con risultati clinici importanti. “I risultati clinici – continua Emmi – ci sono. Uno studio del 2017, il trial Mirra, ha dimostrato che questo farmaco è maggiormente efficace nel raggiungere e mantenere la remissione di malattia e ci aiuta nel ridurre in maniera significativa l’utilizzo del corticosteroide che è qualcosa di fondamentale nella gestione del paziente con Egpa, perché fino a poco tempo fa era del tutto impensabile riuscire addirittura a togliere la terapia corticosteroidea, obiettivo oggi invece possibile grazie al mepolizumab”. L’European Egpa Study Group- fondato nel 2018 e che oggi conta circa 115 centri in Europa – e l’Apacs (Associazione italiana dei pazienti affetti da sindrome di Churg-Strauss) hanno contribuito alla ricerca e al supporto dei pazienti affetti da granulomatosi eosinofilica con poliangioite. In particolare, l’European Egpa Study Group “ha già condotto importanti studi osservazionali retrospettivi sulla gestione e la terapia di questa malattia – sottolinea Emmi -. Molto recentemente sono state licenziate le prime due e uniche raccomandazioni europee da parte di una consensus di esperti in seno a questo gruppo di studio per la gestione clinica e terapeutica dei pazienti affetti da Egpa”. L’Apacs, nata nel 2017, è un’associazione molto importante “perché è in grado di indirizzare i pazienti verso quei centri di riferimento che ci sono oggi in Italia – conclude – aiutando quindi a ridurre in maniera significativa il ritardo diagnostico per queste malattie: per l’Egpa si parla di anni”. L’associazione “svolge un ruolo fondamentale, oltre ovviamente a quello di supporto, anche psicologico e pratico, ai pazienti affetti da questa rara vasculite”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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