(Adnkronos) – In Italia c’è forte pessimismo sul futuro della salute: quasi il 40% dei cittadini è infatti convinto che la salute della popolazione sarà peggiore entro 5 anni, percentuale che raggiunge quasi il 50% nel giro di 20 anni, con un picco ulteriore tra le nuove generazioni (55%). Secondo il campione degli intervistati (oltre 1000 tra cittadini e medici) i fattori che potranno incidere negativamente sul futuro della salute sono la pressione sul Ssn con la conseguente difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie (42%), l’aumento dei tumori (38%), di malattie collegate a stili di vita errati (38%) e di disturbi come ansia e depressione (37%). Dall’altra parte, le “speranze” degli italiani per migliorare il futuro della salute si concentrano sull’innovazione diagnostica (40%) e terapeutica (39%), sui progressi della ricerca scientifica per trattare malattie incurabili (39%), sull’avanzamento della tecnologia e della telemedicina (38%), ma anche sulla diffusione di pratiche come l’assistenza domiciliare (78%) e lo sviluppo di partnership pubblico-privato (72%). È quanto emerge dall’indagine demoscopica 'La salute che verrà’, promossa da Novartis e condotta da AstraRicerche sul futuro e sulla salute di domani, indagando il percepito e le aspettative di cittadini e medici italiani, e i cui risultati sono stati presentati ieri a Roma. I cittadini – si legge nel report – riconoscono il ruolo fondamentale dei ‘Partner’ chiamati a migliorare il futuro della salute: ricercatori impegnati in R&S (73%), medici e infermieri che lavorano quotidianamente sul campo (68%), singoli cittadini attraverso una maggiore consapevolezza (65%), aziende farmaceutiche (60%), Istituzioni (58%) e Associazioni pazienti (55%). Non solo: I professionisti della sanità sono i più pessimisti: il 50% e il 61% dei medici pensano che la salute della popolazione peggiorerà rispettivamente tra 5 e 20 anni (+12% e +14% rispetto alla media del campione). I medici concordano con i cittadini nel ritenere che la possibile pressione sul Ssn (41%), l’aumento della frequenza dei tumori (43%), delle malattie derivanti da stili di vita errati (40%) e dei disturbi come ansia e depressione (37%) possano impattare negativamente sulla salute del domani, ma invitano a prestare attenzione anche ai rischi connessi alla carenza del personale sanitario e a episodi di burnout (35%), oltre che all’incremento delle malattie croniche (33%).Dall’altro lato, per migliorare la salute del domani, guardano con fiducia ai progressi della ricerca scientifica (43%) e ai contributi portati dalla prevenzione e delle attività di screening (42%), dalla medicina personalizzata (41%), dall’innovazione diagnostica (41%) e dalle tecnologie come la telemedicina (37%). Tra gli italiani emerge un alto livello di ansia per il domani (61%), in particolare tra le donne (69%) e gli over 65 (68%). I fattori che preoccupano maggiormente – evidenzia l'indagine – sono l’ambiente (54%), le guerre (49%) e la povertà e le disuguaglianze (48%). La salute (35%) inquieta più del razzismo (33%), dell’estremismo (27%), dell’invecchiamento della popolazione (19%) e del calo delle nascite (17%). Ben 6 italiani su 10 (64%) dichiarano di temere per il futuro dei più giovani, in particolare le fasce meno abbienti (74%) e i non lavoratori, come disoccupati e pensionati (69%). Il motivo principale di preoccupazione è senza dubbio il lavoro (63%), in particolare la precarietà (53%) e le prospettive pensionistiche (45%). Segue, l’ambiente: il 53% teme che i giovani vivranno in un mondo danneggiato irreparabilmente e con frequenti catastrofi ambientali. Infine, per 8 italiani su 10 la responsabilità principale è delle istituzioni nazionali (83%), internazionali (83%) e locali (79%), ma più di 7 persone su 10 pensano che debbano impegnarsi anche i singoli cittadini (77%) e il mondo economico e le aziende private (76%). I comportamenti che gli italiani attuano per migliorare il futuro sono l’attenzione all’ambiente con il riciclo e il risparmio energetico (72%) e il contenimento delle spese superflue (65%). Infine, le nuove generazioni sottolineano anche l’importanza di diffondere la cultura dell’inclusione e valorizzare le diversità (39%). —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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