(Adnkronos) – “L’istituzione della Piattaforma nazionale delle liste di attesa e le misure” contenute nell’art. 1 del Dl anti-liste d’attesa “sono utili e urgenti. Non si può infatti governare un fenomeno che non si conosce e non si misura, e noi oggi un dato veramente attendibile sulle liste di attesa non lo abbiamo”. Lo ha sottolineato Tonino Aceti, presidente di Salutequità, laboratorio per l’analisi, l’innovazione e il cambiamento delle politiche sanitarie e sociali, ieri in audizione in Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, illustrando punto per punto le luci e le ombre del decreto 73/2024 per il governo delle liste d’attesa. Secondo Salutequità, riporta una nota, “serve quindi subito un nuovo flusso informativo, capace però di fornire informazioni costanti e in tempo reale sui tempi di attesa ex ante (sfruttando e capitalizzando le risorse stanziate per il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e digitale dei Cup), sul rispetto dei tempi massimi per ogni codice di priorità e per tutte le prestazioni (non solo il piccolo numero attualmente compreso, che esclude ad esempio la neuropsichiatria infantile, l’accesso per eventuali prestazioni di procreazione medicalmente assistita, etc.). Quest’ultimo aspetto, e cioè il rispetto dei tempi massimi – rileva Salutequità – non trova però attualmente riscontro nella formulazione del comma 5, in quanto si parla alla lettera d) solo di ‘modulazione dei tempi di attesa in relazione alle classi di priorità’. Il flusso dovrebbe fornire informazioni anche su liste di galleggiamento (attualmente non specificate all’interno del comma 5), corretta erogazione dell’attività intramoenia (dimensione non specificata all’interno del comma 5), garanzia di agende dedicate ai Pdta”, percorsi diagnostico terapeutici assistenziali “e loro rispetto (dimensione anch’essa non specificata all’interno del comma 5)”. Proprio a proposito dei Pdta, “si dà per scontato che esistano per ogni condizione/patologia – ha osservato Aceti – La realtà è che, pur essendocene molti di carattere regionale/aziendale, ci sono patologie escluse o poco attenzionate (come la psoriasi) che rischiano di tagliare fuori persone che hanno bisogno di tempi definiti, controlli e presa in carico. Inoltre, rispetto all’attività di audit accordata all’Agenas dal comma 6 dello stesso art. 1, non viene espressamente prevista la definizione di un conseguente-eventuale Piano di potenziamento del Lea”, Livelli essenziali di assistenza, “da parte delle Regioni (istituto previsto dal Patto per la salute 2019-2021), come pure non viene esplicitato né un supporto/accompagnamento/affiancamento del livello centrale per sostenere le realtà in difficoltà nel garantire, né previsto alcun meccanismo di commissariamento, in caso di immobilismo/inadempienza regionale”. Con riferimento all’art. 2, relativo all’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, Aceti condivide “l’utilità, quale contrappeso in termini di rafforzamento dell’attività di monitoraggio e controllo del livello centrale, soprattutto alla luce dell’approvazione della legge sull’autonomia differenziata che attribuisce alle Regioni ulteriori spazi di manovra autonoma”, ma soprattutto, “permetterà ai cittadini di poter segnalare in modo diretto e in tempo reale, situazioni di mancato rispetto dei diritti”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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