(Adnkronos) – Bristol Myers Squibb ha annunciato i dati del follow-up a 10 anni di CheckMate-067, studio clinico di fase 3 randomizzato, in doppio cieco, che mostra un miglioramento continuo e duraturo della sopravvivenza con la terapia di prima linea con nivolumab più ipilimumab e nivolumab in monoterapia, rispetto al solo ipilimumab nei pazienti con melanoma avanzato o metastatico non precedentemente trattati. Al follow-up minimo di 10 anni, la sopravvivenza globale mediana (Os) è risultata di 71,9 mesi con nivolumab più ipilimumab – è la Os mediana più estesa riportata da uno studio di fase 3 nel melanoma avanzato – di 36,9 mesi con nivolumab e di 19,9 mesi con ipilimumab. Questi dati sono stati presentati al Congresso 2024 della European Society for Medical Oncology (Esmo) a Barcellona, e contemporaneamente pubblicati su ‘The New England Journal of Medicine’. Tra tutti i pazienti randomizzati nello studio – riporta una nota – il 64% che ha ricevuto la combinazione, il 50% trattato con nivolumab e il 33% trattato con ipilimumab non hanno ricevuto una successiva terapia sistemica al follow-up di 10 anni. “Questi dati continuano a dimostrare il beneficio clinico significativo e duraturo di nivolumab in associazione ad ipilimumab con le curve di sopravvivenza che rimangono consistenti per parecchi anni – afferma James Larkin, Consultant Medical Oncologist, Department of Medical Oncology, The Royal Marsden – In particolare, il 43% dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab è vivo a 10 anni e per molti pazienti non è stata necessaria una terapia successiva”. Inoltre, al follow-up a 10 anni la combinazione nivolumab più ipilimumab mostra tassi di sopravvivenza specifica per il melanoma del 52% (la mediana non è stata raggiunta) rispetto al 44% (mediana di 49,4 mesi) e al 23% (mediana di 21,9 mesi) nei pazienti trattati con il solo nivolumab e con il solo ipilimumab, rispettivamente. “Solo 10 anni fa una diagnosi di melanoma avanzato significava una probabilità di vita di pochi mesi. La duplice combinazione immunoterapica di nivolumab e ipilimumab ha cambiato radicalmente la prospettiva per molti pazienti – dichiara Dana Walker, vice president, global program lead, melanoma and gastrointestinal and genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb – Il nostro obiettivo era ed è tuttora ridefinire le aspettative di sopravvivenza dei pazienti con il melanoma; questi dati dimostrano il nostro impegno nei confronti di questo traguardo e continuano a renderci fiduciosi”. Il beneficio clinico duraturo e sostenuto – dettaglia la nota – è stato osservato con nivolumab e ipilimumab o con il solo nivolumab nei sottogruppi rilevanti, tra cui i pazienti con mutazione di Braf e tumori wild-type. Nei pazienti con tumori con mutazione di Braf il tasso di Os a 10 anni è risultato del 52% nei pazienti trattati con nivolumab più ipilimumab, del 37% con il solo nivolumab e del 25% con il solo ipilimumab. Nei pazienti con tumori Braf wild-type, il tasso di Os a 10 anni è stato del 39% nei pazienti che hanno ricevuto nivolumab più ipilimumab, del 37% con il solo nivolumab e del 17% con il solo ipilimumab. Al follow-up a 10 anni, il tasso di risposta obiettiva (Orr) è risultato maggiore nei due gruppi con nivolumab, in associazione a ipilimumab e da solo, pari al 58,3% e 44,9% rispettivamente, rispetto al gruppo con ipilimumab, pari al 19%. La durata mediana della risposta (Dor) non è stata raggiunta in coloro che hanno ricevuto nivolumab e ipilimumab, mentre la Dor mediana è stata di 103,2 mesi nei pazienti trattati con nivolumab e 19,2 mesi in quelli trattati con ipilimumab. Il profilo di sicurezza di nivolumab più ipilimumab è coerente con i risultati precedenti – si evidenzia nella nota – in assenza di nuovi segnali di sicurezza, e non sono stati rilevati decessi legati al trattamento dopo le tre analisi precedenti. Gli eventi avversi di grado 3/4 correlati al trattamento sono stati riportati nel 62,6% dei pazienti nel gruppo di combinazione, dal 24,6% nel gruppo nivolumab e dal 29,6% nel gruppo ipilimumab. Bristol Myers Squibb ringrazia i pazienti e gli sperimentatori che hanno partecipato allo studio clinico CheckMate -067. Il melanoma è una forma di tumore della pelle caratterizzata da un’incontrollata crescita delle cellule che producono il pigmento (melanociti) localizzate nella pelle. Il melanoma metastatico è la forma più letale della malattia e si manifesta quando il cancro si diffonde oltre la superficie della pelle agli altri organi. L’incidenza del melanoma è aumentata costantemente negli ultimi 30 anni. Globalmente, l’Oms stima che entro il 2035 l’incidenza di melanoma raggiungerà quota 424.102, con 94.308 decessi correlati. Negli Stati Uniti sono stimate nel 2024 100.640 nuove diagnosi di melanoma e circa 8.290 morti correlate. Il melanoma è per la maggior parte curabile quando trattato negli stadi iniziali; tuttavia, le percentuali di sopravvivenza diminuiscono alla progressione della malattia. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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