(Adnkronos) – "Chiudere le scuole siciliane che non sono sicure? Praticamente possiamo lasciare a casa quasi tutti gli studenti". Scherza, ma neanche tanto, il segretario della Flc Cgil Sicilia Adriano Rizza davanti alla richiesta avanzata dal Codacons ai presidi di tutta l'isola "di chiudere le scuole a rischio, quelle cioè che necessitano di interventi strutturali urgenti di messa in sicurezza". La proposta arriva all'indomani di quanto accaduto nella scuola Lombardo Radice di Siracusa dove, probabilmente a causa delle infiltrazioni dovute alle abbondanti piogge, è crollato una parte dell'intonaco del soffitto di un'aula. Una notizia che non sconvolge il segretario della Flc Cgil siciliana ben consapevole di come "i quattromila edifici che ospitano le scuole dell'isola sono tutt’altro che in buona salute". "Le nostre scuole – spiega all'Adnkronos – sono caratterizzate sostanzialmente da tre criticità: innanzitutto molte sono state costruite decenni fa, non rispondono agli standard di sicurezza attuali e pertanto necessitano di interventi per adeguarsi alla nuova normativa; in secondo luogo, la Sicilia è una regione con alta attività sismica e questo implica una certa urgenza nella necessità di intervenire sugli edifici scolastici considerato che molti non sono adeguati alle normative antisismiche più recenti; infine manca la manutenzione ordinaria". Nell'isola solo "il 70% degli edifici scolastici ha una certificazione di agibilità e – evidenzia Rizza – solo nel 30% delle strutture ci sono apparecchiature (condizionatori, termosifoni ndr) che consentono di garantire un ambiente idoneo ai ragazzi per studiare e al personale scolastico per lavorare". Per non parlare poi delle barriere architettoniche, "abbattute solo nel 25% degli istituti". Il problema, evidenzia il segretario della Flc Cgil Sicilia, "è di carattere economico e la responsabilità non può essere assolutamente imputata ai dirigenti scolastici in quanto ricade sugli enti locali che sono i proprietari di queste strutture". "Troppe volte si parla del problema solo sull’onda emotiva di un fatto di cronaca e poi dopo pochi giorni ce ne dimentichiamo. Quello che serve è pianificare – aggiunge – La soluzione non è chiudere le scuole mettendo in difficoltà un sistema di istruzione, quello siciliano, che è già fortemente penalizzato per diverse ragioni (dispersione scolastica, povertà educativa), ma investire risorse. Cosa che purtroppo avviene sempre di rado e in modo insufficiente oppure avviene in modo anomalo. Come sta succedendo con le risorse del Pnrr: arrivati ma in molti casi non riusciti a spendere in maniera adeguata per una farraginosa burocrazia e per la mancanza di personale specializzato". —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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