(Adnkronos) – “L’idea che le ragazze abbiano il role model di persone vive e concrete, vicine a loro con cui possono interfacciarsi e che effettivamente sono riuscite a intraprendere delle strade di successo all’interno della tecnologia, così come avere un’idea più chiara dei numeri possono vedere che effettivamente ormai questo è un fenomeno concreto e pervasivo. L’importante, quindi, secondo me, per una ragazza che deve fare scelte sul suo futuro è sapere che non è sola in questo tipo di decisioni e può contare su una comunità che diventa di giorno in giorno sempre più grande”. Così, Francesca Meriggi, Group Chief Information Officer di Eng, a margine della prima edizione italiana dello Stem Women Congress, un grande evento finalizzato a dare visibilità e risonanza alle donne specializzate in materie STEM. “Dopo l’avvento dell’AI è fondamentale che ci sia una presenza femminile importante nel mondo della tecnologia, proprio per evitare che ci siano dei bias inconsci all’interno dei modelli che utilizzeremo e che molto probabilmente andranno a toccare molti aspetti della nostra vita – spiega Meriggi – Quindi, ancora di più le ragazze possono vedere l’impatto anche a livello sociale e culturale di quello che può essere il loro apporto in questo tipo di tecnologie”. Rivolta ad aziende, istituzioni, scuole e organizzazioni, l’iniziativa nasce a Barcellona nel 2019 per mano della Stem women association. Quando si parla di Stem ci si riferisce a tutte quelle discipline relative alla scienza, alla tecnologia, all’ingegneria e alla matematica. Infatti, Stem, in inglese è l’acronimo di science, technology, engineering, mathematics. Un ambito in cui la parità di genere è ancora molto lontana dall’essere raggiunta, sia in Italia che all’estero, come evidenzia lo Swc annual report 2023: se tutte le bambine e ragazze di età tra 0 e 16 anni optassero oggi per una carriera Stem, non si raggiungerebbe il 50% di presenza femminile nel settore fino al 2050. In Italia la media dei laureati Stem è del 6,7%, rispetto al 12-13% europeo e solo 1 su 3 è di sesso femminile, con le donne che occupano solo il 22% di tutti i posti di lavoro tecnologici nelle aziende europee. “I miei genitori, in modo inconscio, avrebbero voluto che io seguissi una carriera diversa, anche se sono sempre stati comunque a mio supporto, nel momento in cui ho deciso la mia strada. Tuttavia, faceva parte della cultura popolare di quel momento e il fatto che ho una laurea in matematica mi avrebbe portato solo a fare la professoressa, però fortunatamente non è più così”, conclude. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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