(Adnkronos) – Attivisti per il clima hanno imbrattato con del liquido misto a fango l’esterno della Basilica di San Marco, a Venezia. L’azione, avvenuta intorno alle 11.30, è stata compiuta da sei cittadini aderenti alla campagna ‘Fondo Riparazione’, promossa da Ultima Generazione, che hanno spruzzato Nesquik sulla facciata laterale destra della Basilica e versato fango sulle colonne. Gli attivisti hanno poi srotolato lo striscione con scritto “Fondo Riparazione” e un cartello con le foto dei dodici attivisti che sono rimasti in carcere per tre giorni, dopo un blocco stradale a Fiumicino, prima di ricevere oggi la misura cautelare di obbligo di dimora. Alle 11.40, informa l’associazione, sono arrivate le forze dell’ordine, che hanno poi portato via i manifestanti alle 12.15. “Sempre più persone stanno iniziando a compiere azioni di disobbedienza civile non violenta. Non saranno o provvedimenti repressivi del governo a fermare una lotta giusta”, scrive sui social Ultima Generazione, condividendo il video dell’azione dimostrativa. “Esprimo la più ferma condanna per l’azione intrapresa contro uno dei simboli della cultura, dell’architettura, della fede nel mondo. Quando la protesta, anche la più condivisibile, come la preoccupazione per i cambiamenti climatici, trascende in azioni come queste, che deturpano e danneggiano, anche solo temporaneamente, un’opera d’arte dal valore immenso per la comunità veneziana e non solo, non può che essere fermamente biasimata”, ha scritto il presidente del Veneto Luca Zaia. “Rispetto al massimo le proteste democratiche di tutti, soprattutto se riguardano temi così significativi come quelli ambientali – ha aggiunto il Governatore – Abbiamo appena concluso la Cop28 e mi sembra che grandi segnali non siano emersi, ma questo non giustifica azioni con cui si imbrattano edifici come la Basilica di San Marco. L’imbrattamento comporta, tra l’altro, una serie di conseguenze per il ripristino dei monumenti che contribuiscono ad aumentare le emissioni di Co2: per gli operai che dovranno spostarsi per ripulire, per l’energia elettrica impiegata, per i macchinari che verranno azionati. È davvero un controsenso: le proteste vanno fatte in maniera rispettosa, non solo della proprietà altrui ma anche del clima”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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