(Adnkronos) – Interamente rinnovata agli Uffizi la sala del Duecento collocata all’inizio del Primo corridoio della Galleria. L’allestimento, caratterizzato da pareti di colore grigio scuro, scelto per esaltare i fondi oro delle opere accolte, prevede l’impiego di robusti vetri antiriflesso, che consentono al pubblico un contatto ravvicinato con i capolavori medievali. L’inaugurazione è avvenuta oggi, uno degli ultimi atti della direzione di Eike Schmidt, che dopo otto anni, alla vigilia di Natale, lascerà le Gallerie degli Uffizi di Firenze per assumere dal prossimo gennaio la guida del Museo Capodimonte a Napoli. L’ambiente è stato strutturato (in consonanza con l’impostazione voluta negli anni ’50 nella vicina Sala delle Maestà dagli architetti Michelucci, Scarpa e Gardella), per ricordare uno spazio ecclesiastico; tra gli elementi architettonici posti a memoria della tradizione vi è anche un gradino di pietra serena posto sotto le croci monumentali. La sala ospita una straordinaria raccolta di dipinti su tavola realizzati fra il XII e la fine del XIII secolo, offrendo una selezionata panoramica della pittura toscana, soprattutto fiorentina, prima di Cimabue e Giotto. La collezione si distingue per la qualità delle opere e per la varietà delle tipologie dei dipinti, fra i quali spiccano due monumentali crocifissi istoriati con scene della Passione, raffiguranti Cristo crocifisso rispettivamente nella variante di Cristo trionfante, e di Cristo dolente. Si tratta per la maggior parte di opere destinate originariamente a chiese, sebbene solo di alcune sia nota la provenienza. Fra queste spicca il grande dittico, proveniente dal convento di Santa Chiara a Lucca, riferibile a Bonaventura Berlinghieri, un pittore lucchese membro di una importante famiglia di artisti. Accanto alla Vergine e alle storie della Passione, sono raffigurati alcuni santi tra i quali Francesco d’Assisi e la fondatrice delle clarisse santa Chiara, morta nel 1253 e canonizzata nel 1255. Di grande importanza è il dossale d’altare con il Redentore, la Vergine e i santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo proveniente dalla raccolta di Vincenzo Taccoli Canacci, uno dei primi collezionisti col gusto dei ‘primitivi’; l’opera, che anticipa nella composizione con le figure entro arcate, la struttura dei polittici, reca la data 1271 e la firma del pittore, Meliore, un fiorentino che aveva combattuto alla battaglia di Montaperti nel 1260. Tra le opere di soggetto mariano spicca, per le dimensioni notevoli e il vivace cromatismo, la Madonna col Bambino in trono proveniente dall’oratorio di Santa Maria di Casale nel territorio di Greve in Chianti. L’opera si caratterizza per la raffigurazione, in basso, della scena dell’Annunciazione, elemento che precorre l’uso di raffigurare scene sacre nel gradino delle tavole d’altare in uso nel XIV secolo. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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