La Guerra, qualsiasi essa sia, è un atto crudele e drammatico per tutte le persone che ne vengono colpite: donne, uomini e bambini.
Vogliamo però, analizzare questo dramma, anche da un’altra prospettiva. Purtroppo, ci sono anche persone che vivono la guerra, tragedia e dramma, in una condizione di disabilità: paraplegici in carrozzina o con una disabilità visiva e uditiva. L’abbattimento delle barriere architettoniche diventa quindi una questione di sopravvivenza. In molte situazioni, ad esempio, non poter vedere o sentire le bombe, impedisce di poter scappare dai bombardamenti che distruggono la propria casa, vetri e finestre in frantumi che distruggono vite umane. Non solo. Ma anche semplicemente, la difficoltà per tanti di loro di reperire farmaci vitali. La Guerra porta giovani ragazzi, di nazionalità diverse che non si conoscono tra loro, ad ammazzarsi. Una triste crudeltà.
In Medio Oriente sono tante le guerre assurde e senza senso: non solo il devastante conflitto sulla Striscia di Gaza, ma tutta l’area mediorientale è interessata da scontri armati.
Non affronteremo l’inutile barbarie tra Israele e Palestina da un punto di vista politico, ma solo ed esclusivamente da un punto di vista sociale.
Magida Mcheik funzionaria del “Ministero Agricoltura Libanese” esperta di Sviluppo Rurale e Cooperazione Internazionale, con Laurea in Scienze Politiche, ci ha spiegato alcuni punti fondamentali. Durante una guerra, le persone con disabilità affrontano rischi molto seri, per la loro vita e per la loro sicurezza. Tra questi, la loro inabilità a scappare durante gli attacchi, il rischio di abbandono e la mancanza di accesso a servizi di assistenza di base. Quando le loro famiglie capiscono che vi è una possibilità di azioni militari nell’area dove vivono, cercano di trasferirsi in zone sicure, prima che le ostilità inizino. Se gli attacchi iniziano prima che si possano rifugiare altrove, le loro chance di sopravvivere sono molto basse.
In Libano non c’erano delle leggi che prendevano in considerazione lo stato di disabilità delle persone: solo circa venti anni fa, si è cominciato a prendere in considerazione questi casi in vari modi. Dal punto di vista psicologico, l’abbattimento delle barriere architettoniche nella costruzione di edifici, hotel, ristoranti e centri commerciali; dal punto di vista amministrativo, ci sono state delle modifiche alle leggi municipali libanesi, per cui ogni comune deve impiegare una persona con disabilità e allo stesso modo nella pubblica amministrazione, si devono impiegare persone con disabilità. Inoltre, le leggi che regolano il lavoro nel settore privato danno la possibilità alle persone con disabilità ad essere impiegate in vari settori. In caso di guerra, di solito vengono trasferiti in zone sicure insieme a donne e bambini. Ma non tutti accettano di dover scappare e vogliono fare la loro parte, offrendo supporto logistico (preparazione dei pasti, raccolta di vestiti, ecc.) per i rifugiati provenienti da zone non sicure.
Chi vive una disabilità in queste terre, ha spesso maggiore difficoltà nell’ottenere medicine, in particolare se hanno problemi di mobilità o che vivono da sole. Il rischio è di non sopravvivere.
Bisogna considerare anche uomini e donne in buone condizioni di salute che partono al fronte ma che durante la rappresaglia, perdono un arto, diventando così persone con disabilità. In Libano ci sono due istituzioni che si occupano dell’impianto di protesi degli arti. Le protesi però, hanno un costo molto figli. da Altre invece, nuni casi, possono essere fornite gratis. Alcune persone, colpite queste problematichde finiscono con l’accettare la loro condizione, elevato e solo in alcr averle fatte sopravvivere con le loro famiglie e i loro e ringraziano Dio peon riescono a accettare la loro situazione, si rifiutano di continuare a vivere necessitando così anche di cure psichiatriche.
Lo Stato Libanese di solito garantisce loro una pensione mensile e un’assicurazione sanitaria e scolastica per la loro famiglia. Anche, i partiti politici, li aiutano con alcuni benefici, come ad esempio la fornitura di razioni di cibo ed assistenza sociale.
Nei prossimi articoli ci occuperemo di altri conflitti. Sono ormai due anni che una sanguinosa guerra affligge l’Ucraina, invasa nel febbraio 2022 dalla Russia, e che ha già distrutto città, mietuto vittime e portato soldati al fronte, che magari non avrebbero voluto essere li.
Ma anche di un’altra drammatica guerra, meno conosciuta e di cui nessuno parla, il conflitto in Armenia, nell’altopiano del Nagorno – Karabakh, scoppiata quando nel settembre 2023, la confinante Azerbaigian ha lanciato un’offensiva militare, in questa piccola regione geografica, provocando l’esodo di migliaia di armeni.
In tutte queste guerre fuggono e muoiono non solo donne, uomini e bambini, ma come già detto ci sono anche persone con disabilità, che vedono aumentare le loro difficoltà.
Le guerre, tutte le guerre di qualsiasi natura, sono da condannare: non esistono né vincitori, né vinti ma solo sconfitti, la vita di tante persone innocenti e indifese sconvolta in pochi secondi.
Daniele Cardia
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