(Adnkronos) –
"Quella che vediamo oggi" dell'influenza aviaria "è sicuramente la punta di un iceberg" ancora sommerso, "di una situazione che nella realtà è probabilmente molto più pesante di quella che riusciamo a monitorare sia sul versante animale sia, temo, su quello umano". E' il pensiero di Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, che commenta all'Adnkronos Salute il secondo caso umano di infezione da virus H5N1 segnalato dagli Usa come associato all'epidemia che sta circolando tra i bovini da latte. "Le manifestazioni individuate" nei due pazienti descritti finora, due lavoratori del settore lattiero-caseario in Texas e in Michigan, "sono in fondo sintomi non pesanti, una congiuntivite", osserva l'esperto. "Ma quando avviene uno spillover" e il salto di specie di un patogeno all'uomo di consolida, precisa, "a livello macroscopico", sui grandi numeri, "si possono evidenziare casi spesso gravi".
Il virologo auspica "davvero un coordinamento sulla sorveglianza umana e animale, anche in Italia, anche in Europa – esorta – perché è dal 1997 che questo virus lavora per adattarsi all'uomo" ed "è ovvio che con una grande diffusione" nei mammiferi "i rischi aumentano: più casi, più probabilità di varianti. Anche se i virus influenzali non sono bravi come Sars-CoV-2 nel selezionare velocemente nuovi mutanti, anche l'influenza – evoca Pregliasco – nelle precedenti pandemie ci ha già fatto vedere cosa può fare". "Il tema dell'influenza aviaria purtroppo sapevamo che avremmo dovuto raccontarlo. Viene da troppo lontano e chi ha studiato questo fenomeno, Ilaria Capua ad esempio, sa bene che da 20-25 anni questo virus di aviario non ha nulla ed è dei mammiferi e degli esseri umani. Ho paura che questo secondo caso umano di influenza aviaria H5N1 in Usa sia solo la punta dell'iceberg, ma sotto cosa c'è? Siamo certi che non ci siano casi di trasmissione interumana? Siamo certi che siano gli unici casi riportati? Non commettiamo gli stessi errori con il Covid in Cina: ovvero una sottovalutazione del fenomeno perché potrebbe essere un problema politico", afferma all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all'ospedale policlinico San Martino di Genova. "Dobbiamo attrezzarci perché questo virus ha fatto il giro del mondo, Usa, Canada, Australia, Sud Est asiatico, e sugli animali è pandemico – avverte – Poi la trasmissione sull'uomo e da uomo-uomo prima o poi accadrà, non è questione di se, ma di quando. La domanda che mi pongo: l'Italia è preparata per affrontare un potenziale pandemico? Abbiamo vaccini e farmaci? Il Piano pandemico italiano – si chiede l'infettivologo – è stato mandato alle Regioni? A me mi risulta che stiamo fermi a ottobre-novembre 2023 e da allora non ho più sentito parlare del piano. Negli ultimi 2 anni si è evitato di affrontare l'argomento da un punto di vista tecnico, ma" lo si è trattato da un punto di vista "solo politico. Un errore". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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