(Adnkronos) – Il benessere del cuore passa attraverso il controllo del colesterolo. Secondo l'Anmco, l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, "in Italia ogni anno 230.000 persone muoiono a causa di malattie cardiovascolari e circa 47.000 decessi sono attribuibili al mancato controllo del colesterolo. Tale condizione non riguarda esclusivamente la fascia di età più elevata, poiché le stime epidemiologiche mostrano che la malattia si manifesta nel 73% nel sesso maschile e nel 43% di quello femminile già in età giovanile e nella mezza età. Il colesterolo – ribadisce l'associazione – rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il sistema sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. Ciò nonostante, secondo le più recenti Linee guida internazionali, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l'80% non raggiunge il target indicato". "Sebbene già nelle mummie egiziane siano stati ritrovati segni di malattia aterosclerotica, nelle ultime decadi, con il diffondersi di stili di vita non sani e con l'allungamento della vita media, l'aterosclerosi e le sue conseguenze sono divenute responsabili di una vera e propria epidemia di malattie cardiovascolari. Il controllo del colesterolo, causa di sviluppo e crescita delle placche, è uno dei principali obiettivi della terapia mirata alla prevenzione cardiovascolare", ricorda l'Anmco che ha organizzato nella Capitale 'Lipids in Rome', oggi e domani. Una 'due giorni' con esperti provenienti da tutta Italia per discutere, condividere e confrontarsi sulle principali novità in merito a quella che è una vecchia sfida, per la quale sono però disponibili nuove soluzioni. L'evento è in collaborazione con la Società italiana per lo studio dell'aterosclerosi e con il patrocinio della più importante società scientifica cardiologica statunitense, l'American College of Cardiology. "L'attenzione verrà focalizzata sulla necessità di un trattamento precoce – spiega Fabrizio Oliva, presidente Anmco e direttore Cardiologia 1 dell'ospedale Niguarda di Milano – soprattutto dopo eventi acuti come l'infarto del miocardio. La comunità scientifica internazionale è infatti unanimemente concorde sul beneficio che può apportare l'impiego di farmaci ad alta efficacia somministrati quanto prima possibile, in modo da evitare che i pazienti siano esposti ai rischi dovuti a livelli di colesterolo elevato. Negli ultimi anni, grazie a studi osservazionali su larga scala che hanno incluso centinaia di migliaia di persone, è stato dimostrato che quanto più a lungo gli individui sono esposti a livelli elevati di colesterolo, tanto maggiore è il rischio di sviluppo e crescita delle placche aterosclerotiche con conseguente rischio di manifestazioni acute quali l'infarto". "Per tale motivo – prosegue Oliva – le più recenti raccomandazioni formulate dagli esperti di tutto il mondo indicano l'importanza di utilizzare, dopo un evento acuto, non solo farmaci ad alta efficacia, ma fin da subito una combinazione farmaci, se necessario includendo farmaci più innovativi come l'acido bempedoico o gli inibitori di PCSK9, così da aumentare la probabilità di successo della terapia e anche l'aderenza al trattamento, ovvero il prosieguo nel tempo della terapia prescritta. Allo stesso modo, quando gli elevati livelli di colesterolo sono conseguenza di malattie genetiche, e quindi presenti fin dalla più giovane età, per evitare i danni correlati alla persistente esposizione al colesterolo per numerosi anni, ovvero evitare lo sviluppo e la crescita delle placche, è necessario mettere in pratica un approccio simile, cioè utilizzare subito farmaci potenti ed in combinazione così da favorire il mantenimento della terapia nel lungo tempo". "I due giorni di lavori sono l'occasione per discutere anche delle crescenti evidenze sulle novità all'orizzonte in termini di possibilità di ridurre il rischio cardiovascolare attraverso farmaci, come le piccole molecole di Rna (siRna) o gli oligonucleotidi antisenso (Osa), in grado di modulare l'espressione di proteine che giocano un ruolo nel metabolismo dei grassi circolanti, con molecole che agiscono in maniera selettiva a livello del fegato – illustra Furio Colivicchi, past president Anmco e direttore Cardiologia clinica e riabilitativa dell'ospedale San Filippo Neri di Roma – Questo tipo di trattamento ha il vantaggio di avere una lunga durata d'azione, quindi non richiedere una somministrazione quotidiana del farmaco e garantire in tal modo una maggiore aderenza alla terapia. Da circa un anno è a disposizione un farmaco che permette di ridurre il colesterolo cattivo in circolo attraverso iniezioni sottocutanee praticate due volte l'anno. Questo grazie al suo meccanismo d'azione del tutto innovativo, ovvero riducendo l'espressione di una proteina che interferisce con la captazione del colesterolo plasmatico da parte delle cellule del fegato". "La ricerca scientifica, sfruttando un meccanismo d'azione simile, ovvero di modulazione dell'espressione di proteine – conclude Colivicchi – sta sviluppando nuovi farmaci rivolti verso altri fattori che aumentano il rischio cardiovascolare e che possono essere responsabili di eventi acuti proprio come il classico colesterolo cattivo. Uno degli obiettivi dei farmaci in via di sviluppo è ad esempio la lipoproteina(a) che, quando è elevata, anche se si interviene efficacemente sul colesterolo cattivo in circolo, può favorire eventi acuti e potenzialmente invalidanti come l'infarto e l'ictus, ma anche la malattia di valvole cardiache come la stenosi valvolare aortica calcifica". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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