(Adnkronos) – La Stasi ha avuto “un ruolo di regia” importante “se non esclusivo” nella vicenda di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983 a Roma. Ne è convinto Ilario Martella, primo giudice istruttore (dal 1985 al 1990) dei casi di Orlandi e della coetanea Mirella Gregori, sparita un mese prima, che nel libro “Emanuela Orlandi – Intrigo internazionale – La verità che nessuno ha ancora raccontato sul mistero più oscuro della storia italiana” (ed. Ponte alle Grazie), dal 30 agosto in libreria, racconta la sua verità su una delle vicende più oscure della storia italiana. “Una verità scomoda – scrive Martella – molto difficile da essere recepita e che a oggi non ha trovato ingresso né nelle aule di giustizia né presso l’opinione pubblica, per l’effetto quarantennale dell’operazione di distrazione di massa operata dalla Stasi”. Martella, che nelle scorse settimane rilanciò la pista internazionale anche nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa delle due ragazze, è convinto che il destino di Emanuela e Mirella sia collegato con l’attentato al Papa Giovanni Paolo II e un disegno di “distrazione di massa” dal caso del bulgaro Sergej Antonov, finito al centro delle indagini condotte dallo stesso Martella quale complice del turco Mehmet Ali Ağca nel crimine di piazza San Pietro e alla fine assolto, insieme ad altri imputati. Secondo la documentazione ripercorsa da Martella nel libro, la Stasi, il servizio segreto della Germania Est, aveva ricevuto “nell’agosto del 1982 dalle autorità governative bulgare una pressante richiesta di collaborazione” per allontanare ogni sospetto di coinvolgimento dello stesso stato bulgaro nell’attentato al Papa. All’epoca la politica, ripercorre Martella, era quello dello status quo e un vero o presunto coinvolgimento della Bulgaria nell’attentato al pontefice avrebbe potuto rappresentare un rischio di ‘destabilizzazione’ per l’intero blocco sovietico. Ecco perché, secondo Martella, il compito della Stasi sarà quello “di cancellare ogni traccia che possa condurre alla corresponsabilità nel crimine dei Servizi segreti bulgari chiamati in causa da Mehmet Ali Ağca e, di riflesso, dell’intero blocco sovietico”. Ecco allora il montare della matrice turca, collegata ai Lupi Grigi, e l’indebolimento della pista bulgara. Non solo. Sulla sorte di Emanuela e Mirella, Martella è convinto che si è proceduto “ben presto” al sacrificio delle due giovani vite. Le due ragazze, secondo quanto riporta nel libro l’ex magistrato, “rappresentavano, per chi operava, un pesante fardello di cui occorreva disfarsi” sia per i rischi connessi a una loro eventuale liberazione sia “soprattutto per la buona riuscita di quanto programmato”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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