(Adnkronos) – Rieti, 7 maggio 2024. A Rieti, dal 16 al 18 maggio prossimi, si terrà la prima edizione del Festival Regionale dell’Economia Civile. Una tappa del percorso di avvicinamento al Festival Nazionale dell’Economia Civile 2024 e promosso da Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia per Tutti), con la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo, realizzato grazie all’impegno di Campagna Sabina Francesca Coleti (Responsabile Arci per Terzo Settore ed Economia Sociale), in vista dell’appuntamento di Rieti, ha dichiarato: «Il nesso tra economia civile e sociale è strategico, soprattutto per quel che riguarda il Terzo Settore. Questo, infatti, comprende l’associazionismo che è avvalorato dal volontariato: una declinazione della cittadinanza. Non si può pensare di essere cittadini che partecipano alla costruzione della comunità, semplicemente andando a votare; serve di più. Occorre costruire esperienze dove le persone si auto-organizzano, dando risposte ai bisogni e dando vita ad attività e iniziative che non siano solo un contrasto al disagio. L’economia civile, infatti, deve rispondere anche alle vulnerabilità, colmandole e cancellandole. Solo così – ha detto Coleti – potremmo comprendere tutti i cittadini in queste azioni, dando risposte di benessere e migliorando la qualità della vita, dove la persona tornerà al centro, ma con modalità che creeranno partecipazione a buone proposte di cambiamento. Le comunità, in tal senso, dovranno prendere in carico le prospettive di sviluppo con un’azione economica diversa da come la conosciamo oggi». Per la Responsabile Arci per Terzo Settore ed Economia Sociale, però, ci sono alcuni elementi da cui non si può prescindere per uno sviluppo locale sostenibili e partecipato. «Per lo sviluppo di un benessere comune non possiamo affidarci semplicemente ad un’idea di progresso basato sull’industria e sul sistema neoliberista nel quale viviamo. Dobbiamo, infatti, mettere al centro di tutto la persona e diritti fondamentali come la salute e la socialità. Tutto questo deve partire dalle comunità, che devono avere un pensiero globale condiviso. Troppo spesso, infatti, queste sono ombelicali e autoreferenziali, con grandi presenze di conflitti. Non dimentichiamo, poi, che in alcuni piccoli territori ci troviamo ancora davanti ad esclusioni date dal razzismo o da retaggi culturali arcaici». Per Coleti, quindi, l’economia civile «può costruirsi nelle comunità, ma solo se queste sono in rete tra di loro. Ciò favorirebbe anche la rigenerazione urbana, andando a creare un’idea di futuro credibile, per il quale non bastano i bonus o gli incentivi statali. Occorre ripartire dalla cultura e da uno stile di vita totalmente differente. Solo facendo rete – ha concluso Coleti – le comunità potranno costruire insieme una strategia che modifichi il sistema complessivo, di cui la cittadinanza attiva può essere il motore». —immediapresswebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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