Azzurre prime in classifica, insieme alle britanniche di sua Maestà RE CARLO III.
La seconda giornata femminile dei FIP European Padel Championships in corso a Cagliari, si chiude con la vittoria lampo dell’Italia, che vola sull’Ungheria per 3 a 0.
Nel “tie” della mattinata da registrare il doppio sei zero inflitto alle magiare da Stellato-Marchetti e Orsi-Sussarello, e la vittoria di Pappacena Casali.
L’Ungheria è nazione ancora ‘giovane’ ma in crescita dal punto di vista del movimento padelistico e già in grado di schierare qualche buona giocatrice, come nel caso di Andrejszki-Juhasz, che hanno impegnato Pappacena-Casali oltre quel che non dica il 6-2 6-3 finale.
Nella giornata d’esordio contro la Finlandia, Casali aveva giocato in coppia con Lorena Vano, oggi con Chiara Pappacena: «Sono molto contenta e cambiare compagna non è un problema perché è molto facile giocare con loro».
Carlotta vive l’azzurro in immersione totale: «Indossare la maglia dell’Italia è l’onore più grande per uno sportivo e una responsabilità. Qui c’è una componente in più rispetto ai tornei individuali, che ti fa pensare al bene della squadra e del tuo Paese e questo ti fa dare qualcosa in più».
Tutte le ragazze hanno le unghie con lo smalto azzurro su nove dita, mentre la decima ha il tricolore; un dettaglio che racconta bene l’atmosfera che regna tra le azzurre, sempre in prima fila per fare il tifo per le compagne e anche per la squadra maschile.
Carlotta è l’ideatrice del coro di gruppo prima dei match in stile rugby – ma anche calcio e molto altro – che è diventato virale sui social del mondo del padel e che suona così: “Prima donne poi giocatrici, Italia le nostre gladiatrici. ”
«Il rituale? Mio papà è stato preparatore atletico del Perugia e in quegli anni c’era Marco Materazzi, poi campione del mondo nel 2006, che era anima della squadra e per lui c’era un coro che faceva così e che si sentiva anche nel tunnel prima delle partite: ‘Prima uomo poi calciatore, Materazzi nostro gladiatore’, e io ho pensato di riprenderlo per riadattarlo alla nostra avventura europea».
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