(Adnkronos) – La lingua italiana gode di buona salute “si arricchisce continuamente e forma nuove parole” ma questo non vuol dire che gli italiani “la conoscano bene. Spesso hanno perso, purtroppo, il contatto con il nostro idioma e lo usano senza conoscerne le regole”. Parola della linguista Valeria Della Valle che conversando con l’AdnKronos in occasione della Giornata internazionale della lingua madre, che cade oggi 21 febbraio, si sofferma sullo stato del nostro idioma. Ciò vuol dire che, sottolinea la linguista, “anche se la lingua in sé e per sé sta bene e si è continuamente rinnovata, il suo stato di conoscenza da parte degli italiani non è così buono come desidereremmo. Questo è il risultato del fatto che lo studio della lingua italiana non è più al centro dell’insegnamento. Bisognerebbe quindi incrementare la conoscenza dell’italiano attraverso la scuola. E mi riferisco non solo ai nostri connazionali, ma anche ai nuovi cittadini che arrivano da altri Paesi e che sono tanti”. Secondo la linguista i pericoli “non vengono certo dall’uso di singole parole straniere ma dall’offerta di interi corsi universitari che vengono impartiti in alcuni atenei solo e unicamente in inglese”. In questo quadro l’intelligenza artificiale può rappresentare per la nostra lingua un “vantaggio”. “Nel mondo della traduzione – osserva – l’intelligenza artificiale riesce a elaborare traduzioni da una lingua all’altra con una buona approssimazione. Il che non vuol dire che siano perfette: ci vorrà sempre un intervento umano per controllare e limare quello che è stato fatto dall’intelligenza artificiale”. Della Valle precisa che “non parliamo di letteratura o di saggistica di alto livello, ma dei tanti casi in cui è necessaria una traduzione veloce da una lingua all’altra”. Della Valle, che ha a lungo collaborato con il linguista Luca Serianni morto nel luglio del 2022, rivolge un ultimo pensiero al collega scomparso “che prima di tutto era un amico, un compagno di università. Abbiamo lavorato forse per 40 anni nella stessa stanza. Penso – dice – che nessuno come lui unisse all’altissimo livello culturale le doti umane di generosità e una dedizione totale a quella che era la sua missione, ovvero l’insegnamemnto. Il ricordo che ho di Serianni è legato al suo impegno certamente nella ricerca scientifica, nella saggistica e nell’università. Ma davanti a tutto metterei quello che ha fatto per la scuola. Non mi riferisco solo alla sua dottrina e alla sua scienza ma al suo impegno civile e umano per la scuola. Credo che questo impegno, tra le tante eredità che ci ha lasciato, sia davvero un lascito importantissimo”, conclude Della Valle. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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