(Adnkronos) – Sale la tensione sugli ostaggi nella guerra tra Israele e Hamas. Dopo l'uccisione a Gaza, da parte dei militari dell'Idf, di tre israeliani rapiti il 7 ottobre scorso, cresce la rabbia. E mentre Hamas avverte che "non ci sarà nessun altro accordo sugli ostaggi fino a quando Israele non fermerà l'aggressione", il premier Benjamin Netanyahu tira dritto: "Continuiamo fino alla fine, nulla ci fermerà". In centinaia ieri sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare e chiedere trattative subito. Una folla radunata nel centro della città ha sfilato in corteo con cartelloni e striscioni con foto e nomi degli ostaggi bloccando le strade per chiedere al governo di intervenire per il rilascio immediato di tutte le persone ancora tenute prigioniere nell'enclave palestinese. "Per loro il tempo sta finendo, riportateli a casa adesso", ha intonato la folla, senza risparmiare critiche al governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di non fare abbastanza per ottenere la liberazione degli ostaggi nella convinzione che un accordo come quello di fine novembre avrebbe evitato "incidenti" come quello delle scorse ore. "La pressione militare è necessaria per il ritorno degli ostaggi e per la vittoria – ha scandito in conferenza stampa Netanyahu – . Senza la pressione militare non avremmo nulla". Per questo, ha aggiunto, "continueremo a combattere fino alla vittoria. Il sacrificio dei nostri eroi non è stato vano", ha assicurato il premier esprimendo le sue condoglianze ai familiari degli ostaggi morti. Ma Hamas è determinata a usare fino in fondo gli ostaggi a suo vantaggio: "Non ci sarà nessun altro accordo sugli ostaggi fino a quando Israele non fermerà l'aggressione a Gaza e rispetterà le condizioni per un accordo", ha fatto sapere Osama Hamdan, membro dell'ufficio politico di Hamas. "Se gli israeliani vogliono che gli ostaggi e i prigionieri tornino vivi, questo non accadrà a meno che non vi sia una completa cessazione dell’aggressione israeliana e dopo un accordo sullo scambio degli ostaggi in base alle condizioni dei combattenti palestinesi”, ha affermato Hamdan. Intanto una nuova bozza di risoluzione sul conflitto a Gaza è approdata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dove sarà discussa, e forse già votata, domani 18 dicembre. A presentare il testo in circolazione e discussione dietro le quinte da venerdì, sono stati di nuovo gli Emirati arabi uniti. Si chiede la facilitazione logistica di più aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. L'unica risoluzione su Gaza approvata dal Consiglio di sicurezza dall'inizio del conflitto lo scorso 7 ottobre è incentrata sugli aiuti umanitari. Tutti i tentativi di introdurre una pausa nei combattimenti sono falliti, per l'opposizione degli Stati Uniti. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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