(Adnkronos) – L’incidente che ha coinvolto i sistemi CrowdStrike ha messo alla prova la resilienza e la capacità di risposta delle aziende coinvolte, che si sono trovate ad affrontare il blocco delle attività, costi economici esorbitanti e danni di immagine. La paura, poi, almeno fino al chiarimento dell’azienda, ha predominato in tutti gli esperti del settore e non solo. “Nel mondo odierno – dichiara Andrea Provini, presidente di Aused (Associazione di Utenti dei Sistemi e delle Tecnologie dell’Informazione) – altamente interconnesso e digitalizzato, il networking gioca un ruolo cruciale nella risoluzione dei problemi, specialmente nel campo della cybersecurity. Recentemente, la paura ha predominato tra tutti noi che lavoriamo in questo settore. Tuttavia, il confronto immediato ci ha permesso di capire che non si trattava di un attacco informatico, ma soprattutto di collaborare per individuare le azioni immediate da intraprendere per garantire la continuità del business, proteggere i nostri dati, la nostra privacy e tutto ciò che ‘scorre’ nella rete di un’azienda, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo fatturato”. Il networking, dunque, come strumento di resilienza per fronteggiare azioni dolenti e non che possono avere un impatto immediato sulla vita di milioni di cittadini di tutto il globo terreste con conseguenti danni inimmaginabili. Quello che occorre è una risposta reattiva, coordinata anche tra pubblico e privato per garantire la sicurezza delle reti informatiche a tutti i livelli. Le risposte devono essere immediate e univoche. La conoscenza e il sapere in questo ambito devono essere condivisi perché le minacce non fanno distinzioni. Ma come ci si può difendere da simili incidenti? “Per prevenire queste situazioni – spiega Provini – non esiste una soluzione specifica: certamente sviluppare una strategia di diversificazione (Cloud/on premise, diversificazione dei fornitori e delle tecnologie, rafforzamento di tecnologie di business continuity) è percorribile, anche se pone un problema di incremento costi (circa il 25%) non sempre sopportabile dalle aziende, oltre alla necessità di un rafforzamento interno delle risorse per non dipendere dall’esterno in situazione di criticità come quella appena passata. Un buon network associativo, attivamente partecipato, può aiutare a rendere questo scenario più sostenibile e fare la differenza”. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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