(Adnkronos) – “Celebriamo Marco Polo a sette secoli di distanza dalla sua morte”, in fondo “anche per l’insegnamento di vita che ci ha lasciato. Perché se Marco Polo non avesse osato tanto da intraprendere un viaggio che fino ad allora era ritenuto inimmaginabile, impossibile, fuori portata, se non avesse sfidato l’ignoto, la storia sarebbe probabilmente andata diversamente. Allora noi ricordiamo Marco Polo, soprattutto per ricordare a noi stessi, che la storia in fondo siamo noi. Soprattutto quando non abbiamo paura di osare. Soprattutto quando inseguiamo le nostre convinzioni. Soprattutto quando non ci lasciamo condizionare dai limiti nei quali gli altri credono. Vale per tutti e vale per sempre”. Così la premier Giorgia Meloni, intervenendo all’inaugurazione della mostra su Marco Polo al Millennium Museum di Pechino. Ad accoglierla, il soprano italiano Valentina Volpe, che ha intonato il motivo su Marco Polo scritto appositamente per la mostra. “Partendo da questo – ha proseguito la presidente del Consiglio – io penso che la memoria senza azione non abbia in fondo un gran valore. E allora se è vero che dal coraggio e dalla capacità di osare è nato anche il legame secolare che unisce le nostre due nazioni, penso che il modo migliore di celebrare quella storia, quella vicenda, questa ricorrenza a sette secoli di distanza sia rendendo più solido quel legame che è prima di tutto un legame culturale che si fonda sul rispetto”. “Quello di Marco Polo, come recita il nome della mostra, non è stato un viaggio solo fisico lungo la via della Seta ma di conoscenza” che ha contribuito “a modificare la percezione dell’Oriente in un periodo in cui la distanza era tale da sembrare incolmabile – ha detto la premier – Il Milione è stato ben più di un diario di viaggio, è stato una finestra verso una cultura che allora in pochi in Europa potevano immaginare, ha tracciato una strada che dall’Italia porta all’Oriente. A volte il tragitto è più agevole, a volte è sembrato più in salita ma quella strada è sempre stata percorribile. Dobbiamo continuare a tenere aperta quella strada, per far transitare le relazioni economiche e culturali alla base della nostra cooperazione. Difendere quel che siamo è lo strumento più efficace per comprende l’altro”. “Abbiamo una doppia missione: saper custodire ciò che abbiamo in eredità dai nostri padri e sapere accompagnare quel patrimonio nel presente e nel futuro rendendoli così premessa e spunto per nuovi traguardi. Difendere quel che siamo è lo strumento più efficace per comprende l’altro”, ha sottolineato Meloni. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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