(Adnkronos) – ”Ormai l’odio contro Israele è diventato odio antiebraico e quindi anche ‘l’ultimo attore del bigoncio’ si sente autorizzato a dire qualunque fregnaccia”. David Parenzo commenta così all’Adnkronos le dichiarazioni rilasciate da Massimo Ceccherini e poi rettificate sull’Oscar al Miglior Film Internazionale. ”Ormai viviamo in un contesto in cui tutti si sentono autorizzati a rispolverare i più vergognosi luoghi comuni degli anni ’30 – continua il giornalista – comunque la si metta la vicenda di Ceccherini fa schifo”. ”Con quella frase – spiega – Ceccherini può aver voluto dire solo due cose: o che la lobby ebraica comanda l’industria del cinema oppure, e sarebbe ancora peggio, che in un contesto internazionale in cui Israele fa questo attacco durissimo contro Gaza, per ‘riequilibrare’, fanno vincere il film sull’olocausto che tra l’altro ho visto ed è un film strepitoso, un capolavoro assoluto che meritava di vincere l’Oscar’.’ Parenzo definisce le scuse dell’attore toscano ”pietose, un bel silenzio non fu mai detto”. Per quanto riguarda invece la storia postata da Sabrina Ferilli su Instagram a poche ore dal verdetto (”Se dovesse vincere l’Oscar ‘La zona di interesse’, so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di ‘Io, Capitano'”) che sta scatenando numerose polemiche sui social, Parenzo sottolinea: “La Ferilli la conosco e mi sta anche simpatica, spero che chiarisca al più presto quello che voleva dire perché non va bene seminare il dubbio. Mi auguro che lo faccia al più presto. Diciamolo chiaramente: ‘La zona di interessa’ ha vinto perché è un grande film, lo dice anche il pubblico”. Parenzo si dice preoccupato per il clima che si respira in Italia in questi ultimi mesi: “Ormai la parola d’ordine è che a Gaza c’è un genocidio, che Israele è uno stato nazista e che Netanyahu è peggio di Hitler e siccome è passata questa equazione vergognosa, sulla scia di questa follia, tutti si sentono autorizzati nel processo di nazificazione di Israele. I responsabili di questo clima che si è venuto a creare sono due: uno si chiama Alessandro Orsini e l’altra Elena Basile. Quando due supposti intellettuali usano questo linguaggio nelle aule accademiche è chiaro che anche l’ultimo attore si sente in qualche modo autorizzato a usare quel paragone li”’. ”Gli intellettuali – sottolinea il giornalista – dovrebbero essere quelli che pesano le parole e sanno anche spiegare quello che sta accadendo. Siamo ritornati prepotentemente in un clima che ricorda quello del 9 ottobre del 1982 quando fu attaccata la sinagoga di Roma e fu ucciso un bambino di soli due anni”, conclude. (di Alisa Toaff) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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