(Adnkronos) – “Invitare i dipendenti a non ammalarsi per premiarli è paradossale, come se lo stato di malessere dipendesse dalla persona. Ogni datore di lavoro è libero di provare ciò che vuole ma un premio a chi si ammala poco è un boomerang”. Così all’Adnkronos Salute Marco Vitiello, vice presidente della Siplo, Società italiana di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione, interviene sul fenomeno. “C’è poi una questione, in questo modo si rompe il contratto psicologico, parallelo a quello giuridico, tra datore di lavoro e dipendente – avverte Vitiello – E’ come se si dicesse al lavoratore ‘non fregarmi e non fare finta di stare male’ e ti premio. E’ una sorta di ‘tradimento’, reciproco, visto che accettando il bonus anche il lavoratore ammette di aver ecceduto con le malattie”. Secondo lo psicologo del lavoro, “questo tipo di premi corre sul filo del rasoio”, ed evidenzia anche il ruolo del professionista: “noi siamo un presidio nelle aziende e non credo che il welfare possa essere declinato in questo modo: le aziende devono prendersi cura anche della salute del lavoratore e non fare certi giochetti”. L’esperto cita in conclusione una dato: “Un monitoraggio sul bonus psicologico ha stabilito che da quando è stato introdotto ha ridotto anche l’assenteismo sul posto di lavoro”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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