(Adnkronos) – “Il nostro settore genera un mercato che vale 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno. Si tratta di un tessuto industriale e occupazionale altamente innovativo e specializzato, che fornisce lavoro a quasi 119mila addetti, di cui il 44% donne, in gran parte altamente qualificati, su tutto il territorio nazionale, apportando un contributo significativo in termini economici, sociali e occupazionali al Paese”. Lo ha detto Gabriele Fischetto, amministratore delegato di Johnson & Johnson MedTech, azienda leader nel mercato delle tecnologie medicali, nel suo intervento in occasione dell’evento Adnkronos Q&A ‘Salute e sanità, una sfida condivisa’ che si è tenuto a Roma. Fischetto cita i dati di Confindustria dispositivi medici 2023 e ammette: “Sappiamo che la coperta è corta, ma purtroppo negli ultimi vent’anni il comparto dei dispositivi medici è stato verticalmente colpito da numerose iniziative normative volte da un lato ad attuare tagli lineari indiscriminati – dei quali sono state sottovalutate le conseguenze nel medio termine – e dall’altro ad intervenire con tasse di scopo e prelievi coattivi. Il payback è solo l’ultimo sintomo della difficoltà a raggiungere una piena ed effettiva sostenibilità del servizio sanitario. Questo sta trasformando un’industria con potenzialità di crescita, innovazione, avanzamento tecnologico e strategicità internazionalmente riconosciute, in un settore a cui sono state imposte condizioni di incertezza e costi tali da fare fatica a considerare di poter ancora investire in questo Paese”. Secondo Fischetto, “solo lavorando insieme con le istituzioni riusciremo ad evitare che gli esborsi richiesti alle aziende facciano fuggire dal nostro Paese le aziende multinazionali e chiudere le piccole e medie imprese”. Questo scenario “apocalittico, ma non inverosimile – avverte – rischia di tradursi in un danno per l’occupazione, ma anche e soprattutto per tutta la filiera della salute, a partire dal livello e qualità del Servizio sanitario nazionale, passando per la disponibilità di dispositivi e tecnologie all’interno degli ospedali, e arrivando a negare a pazienti e cittadini l’accesso a cure adeguate con evidenti ricadute economiche. Direi che la pandemia ci ha già insegnato quanto la salute di un Paese possa influenzare la salute economica dello stesso”. In una sola parola, quindi, si tratta di “trovare un punto di incontro e rivedere con urgenza la governance sanitaria: dalle politiche ai modelli sanitari, dalla programmazione fino alla gestione delle patologie e dei pazienti con un approccio globale che valorizzi l’innovazione e non si basi sulle singole prestazioni. La strada da percorrere – conclude – è quindi quella di aumentare il finanziamento della sanità, ripensare i Lea e l’approccio ai dispositivi medici, che sono indispensabili in tutte le prestazioni sanitarie e dentro qualsiasi struttura ospedaliera”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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