(Adnkronos) – “In Italia 200mila persone sono affette da malattie autoimmuni, patologie che spesso coinvolgono più organi. Un esempio? Il lupus eritematoso sistemico che colpisce reni, articolazioni, cute, cuore e cervello. Questo significa che il paziente è costretto a consultare vari specialisti, sottoponendosi spesso a delle vere e proprie vie crucis. I professionisti della salute coinvolti nella diagnosi e nel trattamento di questa patologia multisistemica cronica sono infatti nefrologo, reumatologo, immunologo, internista, cardiologo, neurologo e psicologo. Quindi è molto importante l’approccio multidisciplinare per garantire ai pazienti diagnosi precoci, al fine di poter intraprendere prontamente il percorso di cura più adeguato”. Così all’Adnkronos Salute Loreto Gesualdo, nefrologo e presidente della Fism – Federazione delle società medico scientifiche, in occasione della presentazione, oggi al Senato, del nuovo Intergruppo parlamentare per la prevenzione e la cura delle malattie autoimmuni, di cui è segretario tecnico. Oltre all’approccio multidisciplinare, “occorre puntare sulla collaborazione tra ospedale e medicina del territorio – sottolinea Gesualdo che è anche direttore scientifico dell’Istituto oncologico di Bari – quindi coinvolgendo i medici di medicina generale, vero front-office per una diagnosi precoce che consente di arrivare ad un trattamento tempestivo e quindi a un miglioramento degli out-come dei pazienti con patologie autoimmuni la cui mortalità molto spesso risulta significativamente più alta rispetto alla popolazione generale”. La Fism, di cui fanno parte 192 società medico-scientifiche, “ha lanciato un ‘progetto dell’ecosistema digitale’ che va dalla multidisciplinarietà alla prescrizione unica. Una sfida ambiziosa, il cui obiettivo – evidenza Gesualdo – è una presa in carico del paziente a 360 gradi, che così non dovrà più consultare vari specialisti, ognuno dei quali con una diagnosi e un percorso prescrittivo diversi”. Arrivare alla prescrizione unica “è possibile – chiosa l’esperto – anche grazie al Pnrr. Abbiamo la Missione 1 (che aumenterà le connessioni telematiche tra ospedali e la medicina del territorio, attraverso la banda ultra-larga che si sta realizzando) e la Missione 6 che prevede le Case della salute. Con la Missione 1 e la Missione 6 sarà possibile creare dei nuovi percorsi di cura del paziente visto come persona”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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