Sardegna sconfigge la peste suina africana: fine delle restrizioni UE dopo 40 anni

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maiali peste suina africana
Foto Prime Stock

CAGLIARI – La Sardegna celebra la storica vittoria contro la peste suina africana con l’abrogazione delle ultime misure restrittive imposte dall’Unione Europea. Grazie al supporto unanime degli Stati membri durante il Comitato PAFF (Piante, Animali, Alimenti e Mangimi) riunitosi a Bruxelles, la Commissione Europea ha finalmente revocato le restrizioni, riconoscendo l’efficacia del programma di eradicazione dell’isola. Questa malattia devastante, che ha colpito i suini per oltre quarant’anni, è stata eliminata grazie alla collaborazione tra allevatori, autorità e comunità locali.

La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha espresso grande soddisfazione: “Questa è una notizia straordinaria per la Sardegna. Abbiamo dimostrato cosa possiamo realizzare quando uniamo le forze. Siamo riusciti a sconfiggere una malattia che per anni ha devastato le nostre comunità interne, causando danni economici e sociali gravissimi”.

L’assessore all’Agricoltura, Gian Franco Satta, ha aggiunto: “Gli allevatori sardi e tutte le persone coinvolte nel programma di eradicazione hanno dimostrato grande determinazione. Nonostante anni di sacrifici, i nostri sforzi sono stati premiati con il riconoscimento della Commissione Europea. Ora dobbiamo mantenere alta l’attenzione, poiché altre regioni d’Europa sono ancora in difficoltà con questa malattia”.

L’assessore all’Igiene e Sanità, Armando Bartolazzi, ha sottolineato come la Sardegna possa essere un modello per altre regioni italiane, come la Lombardia, che stanno affrontando serie difficoltà: “Abbiamo sconfitto una malattia che sembrava impossibile da debellare. Tuttavia, non dobbiamo abbassare la guardia, la PSA potrebbe ripresentarsi, soprattutto con la circolazione del virus in altre parti d’Italia”.

Il virus della peste suina africana, arrivato in Sardegna nel 1978, ha colpito sia suini domestici che selvatici per oltre quattro decenni, fino al 2019. La collaborazione di allevatori, associazioni, forze dell’ordine e comunità locali è stata fondamentale per raggiungere questo traguardo. Tuttavia, rimane cruciale la vigilanza e il rafforzamento dei controlli, soprattutto nei porti, per prevenire una nuova introduzione del virus dall’Italia, dove la malattia sta ancora circolando.

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