(Adnkronos) – Un test del sangue per ‘leggere nel futuro’ dei pazienti con nefropatia membranosa o glomerulonefrite membranosa, una malattia renale autoimmune che compromette la funzione del nostro ‘organo filtro’. La novità arriva da uno studio dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, selezionato dall”American Journal of Kidney Disease’ come uno degli articoli più interessanti da proporre in occasione della Giornata mondiale del rene che si celebra domani, 14 marzo. Le malattie renali – ricordano dall’istituto fondato e presieduto da Silvio Garattini – colpiscono quasi 850 milioni di persone in tutto il mondo, di cui oltre 2 milioni in Italia; circa il 10% della popolazione (fino al 40% degli anziani) è affetto da malattia renale cronica, che è oggi una delle prime cause di morte nel nostro Paese. Tra gli studi sulle malattie rare portati avanti dai ricercatori del Mario Negri, uno in particolare si è concentrato sulla nefropatia membranosa. Circa un terzo di chi ne soffre progredisce verso la fase terminale, fino a che non si rende necessaria la dialisi o il trapianto. La nuova ricerca, condotta su 113 pazienti, ha dimostrato che, “attraverso un prelievo del sangue, è possibile determinare la presenza di particolari anticorpi (anticorpi anti-CysR) in grado di predire anzitempo la prognosi della persona affetta da nefropatia membranosa e la sua risposta alle terapie. Elevati livelli di questi anticorpi nel sangue comportano una malattia più severa”. Dallo studio è emerso anche che “le donne, affette raramente da questa malattia, tendono ad avere livelli minori di questi anticorpi e, quindi, una patologia più lieve”. Ancora, “il nostro studio ha dimostrato – afferma Ariela Benigni, segretario scientifico dell’Istituto Mario Negri e coordinatore delle ricerche per le sedi di Bergamo e Ranica – che la riduzione dei livelli circolanti di anticorpi anti-CysR in seguito al trattamento con farmaci (in questo caso il rituximab) in grado di eliminare le cellule B” del sistema immunitario “poteva prevedere quali pazienti andavano incontro a remissione della malattia”. Lo sviluppo della nefropatia membranosa – dettaglia una nota dell’Irccs Mario Negri – è da ricondursi a una disfunzione delle cellule B, che solitamente proteggono l’organismo dalle infezioni grazie alla produzione di anticorpi. Nel contesto delle malattie autoimmuni, le cellule B producono anticorpi che attaccano i tessuti sani. Nella nefropatia membranosa, in particolare, questi autoanticorpi attaccano i glomeruli renali (unità funzionali del rene responsabili del processo di filtrazione) e li riconoscono per errore come estranei. L’infiammazione che ne deriva danneggia i reni alterandone la corretta capacità di filtraggio e porta a una perdita massiva di proteine nelle urine (proteinuria). A lungo andare, la proteinuria può comportare la perdita della funzionalità del rene. Per gli autori, i risvolti del nuovo studio sono molteplici: “Monitorare l’andamento della malattia e prevenire l’insorgenza di complicanze; aiutare a indirizzare i trattamenti in modo più preciso e personalizzato, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali; sviluppare nuovi farmaci che bloccano selettivamente le cellule B produttrici degli anticorpi anti-CysR”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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