Transizione 5.0: rivedere l’efficienza dei pannelli fotovoltaici per accedere agli incentivi

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(Adnkronos) – Morello Ritter (Ambico): «Se non si interviene subito con una revisione delle normative, molte imprese rischiano di essere escluse dalle agevolazioni». Salvalaio (GIFT Solutions): «La transizione 5.0 è un passo fondamentale ma, per renderla efficace, è necessario semplificare l’iter di incentivazione». Padova 08.10.2024 L’era della Transizione 5.0 promette una rivoluzione tecnologica all’insegna della sostenibilità e dell’efficienza energetica, ma uno degli ostacoli più recenti riguarda il settore fotovoltaico. L’introduzione di una detrazione fiscale del 63% per le imprese che investono in impianti fotovoltaici ha suscitato enorme interesse, ma la normativa attuale prevede che i pannelli utilizzati debbano avere un’efficienza minima del 24% e provenire da produttori europei. Il problema? Questi pannelli, ad oggi, non sono disponibili sul mercato, e non lo saranno almeno fino alla metà del 2025. 
Il problema dell’efficienza richiesta e la disponibilità di pannelli
 L’efficienza del 24% imposta per poter accedere all’aliquota massima di incentivazione rappresenta un livello tecnologico molto avanzato. Attualmente, la maggior parte dei pannelli fotovoltaici commercialmente disponibili ha un’efficienza inferiore a questa soglia. La situazione è aggravata dal fatto che i moduli che potrebbero soddisfare questi requisiti non sono ancora in produzione a pieno ritmo in Europa. L’unica azienda italiana che sarà in grado di produrli è la 3Sun Gigafactory del gruppo Enel, ma le prime forniture non arriveranno prima della metà del 2025. Anche i concorrenti europei non sembrano attrezzati per colmare questa lacuna nel breve periodo. Di conseguenza, molte imprese che avevano pianificato di investire in impianti fotovoltaici si trovano bloccate, senza la possibilità di accedere alle agevolazioni promesse. 
L’effetto della concorrenza cinese
 Mentre l’Europa affronta queste difficoltà, il mercato cinese continua a dominare la scena globale. Grazie a investimenti continui a partire dal 2010, la Cina ha sviluppato una capacità produttiva di pannelli fotovoltaici altamente competitiva sia in termini di costo che di qualità. I moduli cinesi sono disponibili a prezzi decisamente più bassi, spesso circa un terzo del costo di quelli europei. Questo li rende una scelta naturale per molte imprese, che, in mancanza di alternative europee, potrebbero decidere di acquistare pannelli cinesi, rinunciando così all’accesso all’incentivo del 63%. La conseguenza è paradossale: mentre l’Europa tenta di promuovere la produzione locale e tecnologie più avanzate, molte aziende saranno costrette a rivolgersi al mercato estero per non fermare i propri progetti di transizione energetica. 
«Necessario rivedere le aliquote di efficienza»
 «Alla luce di queste problematiche, appare chiaro che la soglia del 24% di efficienza per accedere all’aliquota massima di incentivazione è troppo elevata per le attuali condizioni del mercato», afferma Jonathan Morello Ritter, Amministratore Delegato di Ambico Group, che da anni si occupa di finanza agevolata, mettendosi al servizio delle imprese. «Se non si interviene subito con una revisione delle normative, molte imprese rischiano di essere escluse dalle agevolazioni o di dover fronteggiare ostacoli burocratici aggiuntivi, come la necessità di perizie tecniche, diagnosi energetiche e revisioni contabili, che aumentano i costi e i tempi di realizzazione degli impianti. Rendere i requisiti di efficienza più realistici sarebbe una mossa pragmatica per permettere alle imprese di accedere agli incentivi senza dover attendere anni per una tecnologia ancora non disponibile. Per ottenere l’agevolazione massima del 63% si potrebbe ridurre la soglia di efficienza del modulo fotovoltaico al 21%. Questo potrebbe rappresentare un compromesso efficace, permettendo alle aziende di iniziare a beneficiare delle maggiori agevolazioni già oggi». Secondo Morello Ritter la soluzione passa attraverso un confronto tra le parti: «È necessario un confronto tecnico tra le associazioni di categoria e le istituzioni. Solo così potremo individuare dei parametri realistici per l’efficienza dei pannelli e sbloccare gli investimenti delle imprese italiane, che oggi sono frenati da requisiti troppo ambiziosi e dalla mancanza di tecnologia disponibile». 
«Semplificare l’iter»
 Anche Alessandro Salvalaio, di GIFT Solutions, società specializzata in fotovoltaico per le imprese, ha espresso preoccupazione per le complessità burocratiche legate agli incentivi: «Transizione 5.0 è un passo fondamentale, ma, per renderla realmente efficace, è necessario semplificare l’iter di incentivazione. L’attuale sistema rischia di scoraggiare molte imprese, specialmente quelle più piccole, che non dispongono delle risorse per affrontare processi lunghi e complessi. Per questo noi affianchiamo l’impresa passo dopo passo e cerchiamo la soluzione migliore per il cliente tra le agevolazioni possibili». 
Un’opportunità da non sprecare
 
Transizione 5.0 e le agevolazioni fiscali legate all’energia rinnovabile rappresentano un’opportunità straordinaria per accelerare la decarbonizzazione e migliorare l’efficienza energetica delle imprese italiane. Tuttavia, se non si interviene rapidamente per rivedere i requisiti di accesso agli incentivi, questa occasione rischia di essere compromessa. L’Europa deve essere realistica e capire che la disponibilità di pannelli fotovoltaici di alta efficienza non è ancora sufficiente per soddisfare la domanda. Nel frattempo, abbassare le soglie di efficienza per l’accesso agli incentivi e semplificare le procedure permetterebbe alle imprese di continuare a investire nel fotovoltaico e di beneficiare delle agevolazioni, contribuendo così alla transizione energetica senza ulteriori ritardi. Ufficio Comunicazione Ambico 
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