(Adnkronos) – Dormire in stanze di ghiaccio, tra sculture di neve e passi ovattati, in estate come in inverno. Immergersi in quanto la natura ha da offrire all’altezza del 69° parallelo nord, lì dove tra il 21 novembre e il 21 gennaio tutto è avvolto nel buio della notte polare ma tra maggio e luglio il sole non tramonta mai. E nutrirsi a km 0, con i prodotti frutto della pesca e della caccia e di ciò che cresce a questa latitudine. E’ la via artica alla sostenibilità, che passa anche attraverso l’esperienza offerta dal primo albergo al mondo completamente fatto di ghiaccio e aperto 365 giorni all’anno, lo Snowhotel di Kirkenes, in Norvegia. Una cittadina all’estremo nord-est del paese, a una manciata di chilometri dal confine con la Russia, diventato esso stesso un’attrazione turistica ma, di questi tempi, valicabile solo dai pochi residenti della zona e per poco tempo. Posizione strategica, lungo un fiordo stretto fra tre nazioni, che ha condannato la città a essere rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale, e poi ricostruita. A memoria di questa martoriata storia restano monumenti ai caduti e panelli fotografici sparsi nelle vie del nuovo centro, ma soprattutto Andergrotta, una miniera dismessa che nei suoi mille cunicoli è servita come bunker naturale nei lunghi anni della Guerra fredda e tuttora visitabile. A 8 chilometri da Kirkenes – meglio conosciuta oggi per essere il porto di arrivo delle crociere dei fiordi che seguono tutta la costa norvegese partendo da Bergen, a sud – nel paesaggio selvaggio della tundra sorge lo Snowhotel. Qui la sostenibilità diventa concept turistico e approccio di management, che varranno a breve all’azienda la certificazione ufficiale norvegese in materia, mentre è già operativa l’adesione al progetto ‘primo miglio’, che è il focus della parte ristorazione. La struttura centrale è un maxi-igloo, conservato anche in estate grazie a una tecnica di raffreddamento innovativa che consente di vivere un paesaggio invernale nella bella stagione mantenendo una adeguata temperatura costante. All’interno un ice-bar, dove si può sorseggiare un drink seduti ai tavolini ghiacciati. E poi le camere, interamente fatte di neve, dove gli arredi sono sculture artistiche realizzate in ghiaccio così come i letti. Per dormire, viene fornito uno speciale sacco a pelo termico; abiti ed effetti personali si lasciano all’esterno, dove ci sono armadietti e guardaroba e i bagni, e dove si indossano anche scarponi tipo moon-boot, obbligatori per accedere nell’igloo, per mantenere pulita e bianca la neve. Prima di avventurarsi in una notte al ghiaccio, vengono fornite istruzioni pratiche con tanto di video-tutorial. Per i meno temerari, lo Snowhotel dispone anche di camere più tradizionali, dove la sostenibilità assume una diversa sfumatura. Sono, infatti, bungalow sparsi nel parco, chiamati Gamme-Cabin, dal nome delle casette di pescatori di cui ricordano la forma, dove il design nordico la fa da padrone, tra arredi in legno naturale, coperte in pelle di renna e suggestiva vetrata vista fiordo. Emblema dell’architettura nordica è poi la nuova reception dello Snowhotel, disegnata dall’architetto norvegese Lars Hamran. Un edificio in legno integrato nella natura che lo circonda, che, oltre a essere il cuore amministrativo della struttura, ospita anche una collezione di oggetti creati da artisti che appartengono ai Sami, il popolo che vive da sempre in queste terre, e che sono pure in vendita. Anche un souvenir dallo Snowhotel, quindi, oltre ai consueti gadget brandizzati, può essere uno spunto di sostenibilità per far conoscere l’arte duodji, il tradizionale artigianato Sami. Con la reception si comunica solo via whattsapp, grazie al wifi a disposizione ovunque, che si dorma al freddo del ghiaccio o nel tepore del legno. Un modo veloce e al tempo stesso silenzioso con cui si può, per esempio, prenotare un transfer per l’aeroporto e il centro città. Oppure la cena al ristorante, nella grande sala in legno che affaccia sul fiordo, dove si possono assaggiare cibi rigorosamente a chilometro 0, dal granchio reale appena pescato alla carne di renna, e poi formaggi e salumi tipici di produttori locali, fino al cloudberry, il lampone giallo, e altri prodotti provenienti dalla farmhouse. Un’esperienza di tasting dei sapori artici dove la sostenibilità arriva in tavola. Il ristorante si trova all’interno di un vecchio fienile; a disposizione anche sale per meeting ed eventi e un salotto dove rilassarsi, incontrare gli altri ospiti e magari riscaldarsi dopo una notte a meno 4 gradi. Più che un albergo, lo Snowhotel è un vero e proprio ‘camp’ che ha dato vita a un’organizzazione completa che promette di offrire un’esperienza unica e non solo a chi vi alloggia. Sì, perché lo Snowhotel è una delle imperdibili icone da visitare per chiunque approdi in questa terra remota, a cominciare dai crocieristi sbarcati al porto, prima di prendere l’aereo di rientro, dall’aeroporto di Kirkenes che offre collegamenti internazionali via Oslo e con altre città del paese. Così, si può decidere di visitare l’originale hotel con tanto di tour guidato, volendo abbinandolo a una cena nel ristorante interno. Ma anche di partecipare a una delle tante attività organizzate dallo Snowhotel e aperte a tutti, dalle visite ai luoghi che rievocano la storia alle avventure su mezzi rompighiaccio o in slitte trainati da cani e renne. E sono proprio loro, gli animali, i veri protagonisti: nel parco dello Snowhotel, infatti, c’è uno dei più importanti allevamenti di husky di tutta la Norvegia, con 180 esemplari compresi cuccioli con cui gli ospiti più piccini possono giocare, mentre i più grandi sono a disposizione per passeggiate nelle foreste. Ci sono poi le immancabili renne – da queste parti se ne contano tante quanti sono gli abitanti – gelosamente custodite dagli allevatori Sami. Proprio in compagnia di un Sami, John Henrik Mienna, una delle ‘colonne’ dell’hotel, si può trascorrere un’ora, prendendo confidenza con questi animali dalle corna ramificate dando loro il mangime e anche imparando la tecnica con cui si lancia la fune per catturarli. Non solo: in una tenda tipica attorno a un fuoco si possono ascoltare le storie e tradizioni di questo popolo e ascoltare il joik, il canto tradizionale accompagnato da uno strumento musicale simile a un tamburo. E’ la Sami experience, una delle tante esperienze che si alternano in un dettagliato programma, che cambia tra estate e inverno, tra ciaspolate e yoga sulla neve, dalla ‘caccia’ all’aurora boreale al safari marino sotto il sole di mezzanotte per pescare il granchio reale, una delle specialità dell’artico. Ma ci sono anche le esperienze che portano a contatto con i ‘locals’, come le visite a casa dei residenti, per scoprire come si vive al nord del mondo, in un melting pot sociale che da sempre ha il suo equilibrio. Con la via artica alla sostenibilità, l’amore per l’ambiente va a braccetto con il rispetto per le culture di questi luoghi, e per chi li visita diventa esperienza. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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