(Adnkronos) – E' a rischio trasmissione sessuale il virus Oropouche che ha già causato 2 decessi in Brasile, dove è endemico da tempo, e ha registrato circa 10mila casi al mondo, di cui 5 in Italia, tutti importati. La notizia arriva dal Dipartimento di malattie infettive, tropicali e microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Valpolicella (Verona) che dopo aver diagnosticato i primi casi europei nello scorso mese di giugno ha infatti isolato, per la prima volta al mondo, il virus nel liquido seminale di un viaggiatore italiano di ritorno da Cuba, al quale era stata diagnosticata l’infezione oltre due settimane prima. La scoperta, pubblicata su Emerging Infectious Diseases, rivista del Cdc, agenzia federale Usa per la prevenzione e il controllo delle malattie, apre nuovi e importanti scenari di salute pubblica e suggerisce che la trasmissione dell’infezione potrebbe avvenire anche tramite contatto sessuale oltre che attraverso la puntura di insetti. Secondo Federico Gobbi, direttore del Dipartimento protagonista della ricerca, "la nostra scoperta indica la possibilità di trasmissione dell’infezione da uomo a uomo, ancora ad oggi mai descritta. Il livello di rischio per l’Italia è attualmente molto basso, tuttavia sono necessari ulteriori studi ed è importante non abbassare la guardia per evitare potenziali rischi". Oropouche è conosciuta anche come 'febbre del bradipo' o 'virus della pigrizia'. Provoca febbre alta improvvisa, dolori muscolari e articolari, mal di testa intenso. In circa il 4% dei casi, il virus può infettare il sistema nervoso causando infiammazioni attorno al midollo spinale e al cervello, con sintomi neurologici. È una malattia tropicale virale trasmessa dalla puntura di moscerini o zanzare infette". "Sino a oggi – precisa Gobbi – sapevamo che questa infezione si trasmette da uomo a uomo soltanto in maniera indiretta, ovvero attraverso la puntura di un insetto. La possibilità indicata dal nostro studio, che l’infezione possa essere trasmessa tramite rapporti sessuali, è un campanello d’allarme da non sottovalutare". E' "importante monitorare costantemente, ad ogni livello, sia epidemiologico che clinico, l’andamento delle infezioni per poterle individuare con tempestività, evitando potenziali rischi, soprattutto per le persone più fragili". "La febbre Oropouche è una infezione tropicale causata dall’omonimo virus, scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago, vicino al fiume Oropouche. Si tratta di un patogeno diffuso normalmente nella regione amazzonica e trasmesso all’uomo dalle punture di insetti: in particolare il culicoides paraensis, un moscerino diffuso in tutto il continente americano, dagli Stati Uniti sino all’Argentina, e la zanzara culex quinquefasciatus", spiega Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e patogeni emergenti dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabriadi Negrar, co-autrice della pubblicazione. "I sintomi della febbre Oropouche – prosegue Gobbi – si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore, e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 gradi C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, dolore alle articolazioni, nausea e vomito. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa”. "Il primo imperativo è quello di conoscere meglio questo virus sino ad oggi poco studiato", afferma Castilletti. "Per questo motivo, dopo aver isolato il virus lo abbiamo messo subito a disposizione, in un’ottica di condivisione e collaborazione, di alcuni dei più importanti laboratori italiani ed esteri, tra cui l’Istituto superiore di sanità, l’Istituto Spallanzani di Roma, l’Istituto di Medicina tropicale di Anversa, il Netherlands Centre for Infectious Disease Control, il Charité Universitätsmedizin di Berlino. Saranno inoltre fondamentali studi di competenza vettoriale, per verificare se le zanzare e i moscerini presenti alle nostre latitudini siano potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione da Oropouche, ed a tal fine stiamo già collaborando con l’Iss". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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